Come si fa l’ascolto attivo?

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Come si fa l’ascolto attivo?

 

In numerosi corsi di Forma Mentis, dalla comunicazione alla leadership, dal team building all’intelligenza relazionale, si parla molto di ascolto attivo. Molti corsisti ritengono di non essere capaci (portati, predisposti, ecc.). Hanno difficoltà a metterlo in pratica nella vita professionale di tutti i giorni.

In questo articolo voglio confermare che, l’ascolto attivo, è qualcosa che si può imparare e si “fa”. È un esercizio di volontà da esercitare con costanza e impegno. Più ti sforzerai, più diventerai competente, più sale la competenza più sarà facile utilizzarlo.

Vediamo insieme qualche aspetto per definire meglio l’ascolto attivo e la sua modalità di applicazione:

Le tue credenze (convinzioni). È possibile che l’interlocutore dica qualcosa che violi una tua credenza e tu senta salire l’irritazione se non peggio. In questo caso devi mantenere l’attenzione sull’altro, non nella tua testa, ciò che racconta è la sua realtà soggettiva non la verità.

Le tue aspettative. Ritieni di sapere già dove andrà a parare. Magari ne avete già parlato e ritieni di conoscere “la solita canzone”. Questo ti porta a distrarti e a non ascoltare attivamente. Le persone cambiano, così come le situazioni. Forse, proprio quella volta, sta per dirti qualcosa di diverso.

Il tuo atteggiamento. È possibile che tu non trovi piacevole l’altra persona o l’argomento non ti interessa. In questi casi il rischio è di diventare sfuggenti, cercare di chiudere il colloquio velocemente, distrarsi o annuire meccanicamente. Se poi dovrai lavorare con quella persona rischi di compromettere la relazione. Mantieniti saldo nell’esercizio dell’ascolto attivo con tutti (soprattutto con chi non ti fa sentire a tuo agio), se l’argomento non è pertinente allora puoi dirlo tranquillamente, magari ponendolo come domanda (in che modo quello che mi stai dicendo riguarda il nostro progetto?).

Il giudizio. Su chi sta parlando e su quello che sta dicendo. Forse è l’aspetto più difficile, perché il nostro cervello è portato a giudicare. Ascolta con curiosità ciò che ti viene detto e ricorda che sono informazioni preziose sul mondo interiore dell’altro. Se senti qualcosa che ti scandalizza puoi tranquillamente dire che ti ha sorpreso (non che ha detto una stupidata).

Lascia perdere i consigli e le soluzioni (a meno che non sia lui a chiederlo) anche perché, se stai parlando con un tuo collaboratore devi aiutarlo a trovare la soluzione da solo, non dargliela tu bella e pronta. L’autonomia si costruisce in questo modo, passo dopo passo.

Le interruzioni. Interrompi solo se strettamente necessario. Lascia che sia lui a guidare la conversazione.

Prendi in mano la conversazione solo se necessario, tipicamente per rimanere sull’argomento centrale del colloquio o fare domande esplorative.

Di tanto in tanto riassumi ciò che è stato detto, utilizzando le sue parole. Ti aiuta a fare il punto della situazione ed è un fantastico modo per mostrare all’altro che lo stai ascoltando.

Fai domande anche sulle emozioni che la situazione scatena nell’interlocutore. Parlare di emozioni rafforza la relazione e mostra il tuo interesse a comprendere.

Utilizza domande esplorative per comprendere meglio il suo punto di vista. Domande aperte che lo incentivino a spiegarsi meglio, entrare nel merito di emozioni e bisogni.

Aiutalo a chiarire i suoi pensieri e sentimenti (cosa ti preoccupa di preciso riguardo al progetto? Quindi preferisci lasciare la guida del team?)

Utilizza abilmente il silenzio. L’ascolto attivo è fatto da molti silenzi con morbidi inviti a proseguire (basta un cenno, un alzare le sopracciglia). Tipicamente non ci piace il silenzio, proprio per questo, se saprai utilizzarlo abilmente, invoglierai l’altro a parlare, approfondire, esporsi e spiegare meglio.

Concludi la conversazione con un veloce riassunto, inserendo anche gli elementi emotivi, insieme a eventuali accordi o impegni presi. Fallo in forma di domanda chiusa per chiarire se hai compreso.

Se ho be capito… è corretto?

Potrà dirti di sì, concludendo la conversazione con la percezione di essere stato capito. Potrebbe anche dirti di no e allora ci vorrà qualche altra domanda. Sapere di poter dire di no (magari al capo) è un ottimo modo per mettere a proprio agio un interlocutore. Permettergli di approfondire, specificare, fare distinzioni sul suo punto di vista (oltre a darti ulteriori informazioni) rafforza la relazione e la stima.

Umberto Maggesi

Senior trainer soft skill Forma Mentis

Forma Mentis – segreteria@formamentis.it

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