Cosa è la great resignation?
Ad agosto 2021 negli Sati Uniti è stato registrato il numero record di 4,6 milioni di americani che hanno lasciato il posto di lavoro (dati del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti). Sembra che ora la stima superi i 15 milioni!
Questo fenomeno va sotto il nome di Great Resignation (Grandi Dimissioni) e rischia di compromettere seriamente un sereno tournover e la capacità di operare di un’azienda.
Una ricerca della società di consulenza manageriale McKinsey, (su quasi sei mila persone in età lavorativa di Australia, Canada, Singapore, Regno Unito e Stati Uniti) ha rilevato che il 36% di chi si è licenziato non aveva ancora in mano un nuovo lavoro.
In Italia la situazione sembra convergere verso una great resignation nostrana. L’indice che riassume questo disagio è il quit rate (tasso di chi rinuncia al posto di lavoro). Il peso cioè delle dimissioni sul totale degli occupati. Negli Stati Uniti è salito del 2,5%. In Italia del 2,1% (dati del Ministero del Lavoro relativi al secondo trimestre 2021).
La pandemia e i successivi lock down hanno contribuito a rivedere le priorità personali. Una crisi emotiva (oltre che sanitaria) che ha incentivato le persone a guardarsi dentro. Un sano equilibrio fra vita privata e lavorativa è balzato in cima alla classifica dei bisogni.
Anche qualità e soddisfazione professionale sono temi che attraggono (o meno) talenti in un’azienda. Così come i valori e la vision, che contribuiscono grandemente alla soddisfazione di sé (e quindi a una maggiore autostima).
Le domande che ora si fanno i lavoratori sono:
“Il mio lavoro mi permette di crescere?”
“Il mio lavoro mi valorizza?”
“Il mio lavoro mi rende felice?”
Le risposte richiedono un cambiamento di paradigma da parte delle aziende e del management.
La formazione continua per i propri dipendenti diventa ancora più importante. La percezione di migliorare, crescere, acquisire nuove competenze e risorse è un grande attrattore, soprattutto per i talenti.
La partecipazione alle scelte dell’azienda è un altro aspetto emergente. Il lavoratore esecutore non è un ruolo che affascina. I talenti vogliono contribuire, avere autonomia, prendere decisioni, sentirsi parte attiva dell’azienda.
La flessibilità di orario e luogo di lavoro è un altro aspetto che è diventato importante. Sono molte le aziende che hanno promosso sistemi ibridi con ottimi risultati.
In Forma Mentis siamo sempre più chiamati a gestire esigenze di questo tipo. Dall’analisi del clima, l’erogazione di corsi, fino al seguire in percorso mirato il professionista, aiutandolo a chiarire i suoi bisogni e quelli del team, aiutare i team a comunicare e confrontarsi fino a costruire un ambiente virtuoso che incentivi l’autorealizzazione e la percezione del proprio ruolo e contributo.
Senior trainer soft skill Forma Mentis